Come ha sottolineato anche Cristiano Marini, dell’Università La Sapienza di Roma, il fattore demografico sarà fondamentale nei prossimi venti anni: “importante sarà anche il ruolo che giocherà l’Unione Europea e in che modo svilupperà il principio di sussidiarietà. Sul lungo periodo sarà fondamentale l’integrazione economica tra la riva nord e quella sud del Mediterraneo”. Un ulteriore approfondimento sul tema è stato quello compilato da Antonio Ricci rappresentante della Caritas Diocesana di Roma che, tramite i dati statistici redatti dall’osservatorio Caritas/Migrantes, ha fornito altri dettagli sui numeri dell’emergenza: “l’Africa rappresenta circa il 14% della popolazione mondiale ma i suoi due terzi sono al di sotto della soglia della povertà, anche se per paradosso la mobilità coinvolge soprattutto chi sta meglio.
Per il futuro bisogna puntare sulle 3D suggerite dall’Onu: Development, Demography e Democracy, rafforzando la base del Processo di Barcellona”. Ruolo chiave nell’ambito delle operazioni legate al fenomeno dell’immigrazione è quello svolto spesso dalla Marina Militare che per prima si trova ad affrontare l’emergenza sul campo: “Per noi si tratta in primis di un’operazione umanitaria e non di contrasto – ha spiegato Vincenzo Melone, Contrammiraglio e Capo del III reparto, Piani ed Operazioni del Comando Generale delle Capitanerie di Porto: “sin dal 1991 la guardia costiera opera in prima linea, spesso con difficoltà non solo tecniche ma anche legali per l’assenza di una cooperazione sul tema tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quello che auspichiamo è che presto la UE – ha concluso il Contrammiraglio – porti avanti un discorso legato al pattugliamento congiunto delle zone interessate e organizzi missioni dedicate nei periodi di maggiore traffico perché le norme della Convenzione di Palermo non bastano per affrontare il problema”. Il Mediterraneo è la zona cerniera tra Europa, Africa e Medio Oriente e per la nascita di un mercato comune fondamentale risulta la pacificazione delle zone circostanti. Di sicuro il primo passo da fare in questo senso è unificare, con legislazioni internazionali, le zone interessate per dar vita a flussi economici che possano coinvolgerle positivamente e produrre quel progresso desiderato.
Le coste siciliane d’estate (foto Valentina Clemente)
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