“Inizialmente doveva essere un’antologia più alcuni inediti, ma io e Cesare abbiamo fatto subito una controproposta perchè secondo noi un lavoro del genere doveva avere un’impronta diversa: sono stati lasciati fuori certi pezzi magari un pò più da classifica perchè se i La Crus hanno voluto trasmettere qualcosa è proprio rispetto ad un certo tipo di scrittura, con canzoni più di nicchia, di tenore esistenziale, le ballate, i pezzi d’atmosfera. Fare una raccolta sarebbe stato forse più difficile, nel disco ci sono ad esempio solo tre singoli. C’è molto più immaginario, senza rinnegare nulla, che è stato poi esaltato dall’arrangiamento dal vivo. L’unico rammarico è l’assenza del dvd che avevamo progettato in allegato al disco e che motivi burocratici non è stato far possibile uscire in contemporanea”.
E’ stato comunque un “parto lungo”…
“Fin dai primi concerti che abbiamo fatto con l’orchestra (dal ‘99 al 2005) abbiamo accumulato molto materiale tramite la registrazione con lo studio mobile. Ho passato oltre due mesi a scegliere tra tutte le versioni e m’è dispiaciuto dover lasciar fuori alcuni brani. Probabilmente rivedendo ora la scaletta l’unica canzone che cambierei, nonostante vi sia molto legato, è “Diritto a te”… con “Ad occhi chiusi“. Siamo partiti che erano solo tre brani e poi abbiamo fatto un lavoro di arrangiamento che ci ha portato ad avere quindici/sedici pezzi".
L’uso degli archi nell’arrangiamento ha favorito poi una certa profondità nella composizione finale…
“Si abbiamo avuto la fortuna e l’intelligenza di lavorare con alcuni arrangiatori di rilievo, perchè collaborare con un’orchestra di trenta elementi non è semplice, anzi. Ti trovi a dover gestire una base sonora piuttosto corposa e devi stare attentissimo perchè se viene fuori qualcosa di pesante, di troppo ardito o mielosa si sente subito. Ogni volta è stato un lavoro di precisione a cui io sono stato particolarmente dietro. E’ una medaglia con due facce: se ci metti un’orchestrazione adatta i brani si sublimano all’ennesima potenza, altrimenti il pezzo ne risente e invece che acquistare in bellezza ne perde anche il contenuto. E’ un lavoro impegnativo, spesso un arrangiatore lavora sulla base classica e se gli dici certe cose magari ti prende per pazzo. Abbiamo avuto diverse discussioni in corso d’opera, ma alla fine il risultato è stato quello che ricercavo".
Uno sguardo al futuro, come cambierà il lavoro?
“Mi verrà sicuramente a mancare il senso del gruppo. La concretezza di Cesare in primis. Io sono il lato passionale, mi butto in tutte le cose, sono curioso di natura, mentre lui ha cercato sempre di razionalizzare e di far diventare questa passione un lavoro. Per il futuro tutto quello che ho accumulato con i La Crus, avendo dato tanto a questo progetto, mi rimarrà dentro. Forse farò l’archeologo, mia grande passione da sempre, anche se non ho mai avuto voglia di studiare a dire il vero… scherzi a parte, sto già lavorando su un pò di materiale. L’esperienza di “Cuore a nudo” è stata importante, ma il mio prossimo disco solista deve essere un lavoro di inediti e far si che suoni in modo diverso rispetto al sound del gruppo, anche se inevitabilmente temo lo ricorderà. Credo che la mia voce, il mio immaginario, il modo di lavorare sui pezzi è quello… anche se la mia idea è creare qualcosa di diverso, già emerso in Cuore a nudo, ma vorrei puntare di più sull’ironia. Perchè se lavori su determinati immaginari, su certe atmosfere poi quando invece punti su pezzi diversi ti spiazzano…ed ora ho un mezzo provino tra le mani che se viene come penso mi darà molta soddisfazione”.
Tre brani in cui ritrovare l’essenza dei La Crus?
“Il nostro pezzo più importante è sicuramente “Come ogni volta”, ma a me piace moltissimo è “Soltanto amore“, mentre “Come una nube” è un manifesto etico, il nostro modo di vedere le cose. Questi sono tre pezzi base, poi ce ne sarebbero tantissimi altri che meriterebbero nella nostra storia una menzione speciale".
(foto gentile concessione della Warner per Chronica.it)
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