mercoledì 17 ottobre 2007

Il Mediterraneo tra economia e società

ROMA - L’emergenza per gli sbarchi dei clandestini coinvolge tutta la sponda nord del Mediterraneo; infatti l’assenza di una legislazione adeguata a livello europeo, e di rapporti chiari con le altre nazioni coinvolte, sta facendo emergere le carenze che limitano l’attività nel campo. Un’azione che oggi appare più che mai necessaria, visto anche l’avvio di una destagionalizzazione del fenomeno. Per dare risposte concrete alle domande che emergono per affrontare il problema la Comunità dei Trasporti del Mediterraneo propone di dar vita a una commissione internazionale di studi per realizzare una politica Mediterranea dei Trasporti che tenga conto sia del fattore umano sia di quello economico del bacino marittimo e, proprio per dare maggiore visibilità all’iniziativa, ha dato vita ad un convegno sul tema.“Si potrebbe tentare di avviare la realizzazione degli impegni presi con la Dichiarazione di Barcellona del 1995 – ha affermato Maurizio Pasini, presidente dell’associazione - dando così vita al Partenariato Euro-Mediterraneo. Il previsto incremento demografico porterà gravi scompensi nell’area e metterà in movimento milioni di persone variando l’entità dei trasporti e creando nuove correnti di traffico. Bisogna comprendere che le immigrazioni sono un fenomeno che va studiato tenendo conto sia dei Paesi di provenienza che delle ragioni che le creano”.

Come ha sottolineato anche Cristiano Marini, dell’Università La Sapienza di Roma, il fattore demografico sarà fondamentale nei prossimi venti anni: “importante sarà anche il ruolo che giocherà l’Unione Europea e in che modo svilupperà il principio di sussidiarietà. Sul lungo periodo sarà fondamentale l’integrazione economica tra la riva nord e quella sud del Mediterraneo”. Un ulteriore approfondimento sul tema è stato quello compilato da Antonio Ricci rappresentante della Caritas Diocesana di Roma che, tramite i dati statistici redatti dall’osservatorio Caritas/Migrantes, ha fornito altri dettagli sui numeri dell’emergenza: “l’Africa rappresenta circa il 14% della popolazione mondiale ma i suoi due terzi sono al di sotto della soglia della povertà, anche se per paradosso la mobilità coinvolge soprattutto chi sta meglio.
Per il futuro bisogna puntare sulle 3D suggerite dall’Onu: Development, Demography e Democracy, rafforzando la base del Processo di Barcellona”. Ruolo chiave nell’ambito delle operazioni legate al fenomeno dell’immigrazione è quello svolto spesso dalla Marina Militare che per prima si trova ad affrontare l’emergenza sul campo: “Per noi si tratta in primis di un’operazione umanitaria e non di contrasto – ha spiegato Vincenzo Melone, Contrammiraglio e Capo del III reparto, Piani ed Operazioni del Comando Generale delle Capitanerie di Porto: “sin dal 1991 la guardia costiera opera in prima linea, spesso con difficoltà non solo tecniche ma anche legali per l’assenza di una cooperazione sul tema tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quello che auspichiamo è che presto la UE – ha concluso il Contrammiraglio – porti avanti un discorso legato al pattugliamento congiunto delle zone interessate e organizzi missioni dedicate nei periodi di maggiore traffico perché le norme della Convenzione di Palermo non bastano per affrontare il problema”. Il Mediterraneo è la zona cerniera tra Europa, Africa e Medio Oriente e per la nascita di un mercato comune fondamentale risulta la pacificazione delle zone circostanti. Di sicuro il primo passo da fare in questo senso è unificare, con legislazioni internazionali, le zone interessate per dar vita a flussi economici che possano coinvolgerle positivamente e produrre quel progresso desiderato.
Le coste siciliane d’estate (foto Valentina Clemente)