mercoledì 19 marzo 2008

"Un sogno in una nuvola di polvere"

ROMA – “Alla prima curva ebbi la sensazione precisa che Tazio l’avesse presa sbagliata e che saremmo finiti nel fosso […] Ci ritrovammo all’imbocco del rettilineo successivo con la macchina in linea[…] E di curva in curva scoprii il suo segreto”. Una “cronaca” datata 1931, il racconto è di Enzo Ferrari, l’occasione le prove nel circuito delle Tre Provincie. L’occhio del “Drake”, seppur giovane, aveva già inquadrato le caratteristiche uniche di quel pilota che aveva a suo fianco. Molti cercarono di imitare il suo stile, ma nessuno riuscì ad usare “la tavoletta” come Tazio Nuvolari. Piccolo di statura, un peso forma intorno ai 55 kg, all’epoca sembrava fuori misura per quelle macchine mastodontiche con cui si gareggia, in realtà anche le sue doti fisiche precorrevano quelle che oggi sono considerate le caratteristiche standard dei piloti.
A oltre cinquant’anni dalla morte il mantovano volante (soprannome di Nuvolari), affascina sia gli amanti delle corse, sia i non addetti ai lavori, attratti dalla storia sportiva e dalle vicende umane del campione. Ed è proprio quest’ultimo lato, forse meno conosciuto, che9- Giuseppe Chinnici, docente di Organizzazione ed Economia dello spettacolo alla Lumsa, ha voluto mettere a fuoco al di là del suo glorioso palmares. La vita di Tazio Nuvolari è stata infatti una strada costantemente in salita: se da una parte la carriera sportiva gli ha regalato una serie di traguardi importanti, la vita privata gli ha riservato perdite dolorose, prime fra tutte la morte dei due figli appena maggiorenni per malattia, attutite dal forte legame con la moglie. Nato nel 1892 a Castel d’Ario, nei pressi di Mantova, Nuvolari ha avuto una capacità straordinaria nell’entrare nel cuore della gente, nonostante il fatto che la maggior parte delle sue imprese le abbia realizzate passata la soglia dei quarant’anni: 351 gare (tra auto e moto), 106 vittorie assolute, 76 di classe, 100 giri veloci, 7 titoli di campione d’Italia e 5 primati internazionali di velocità. La sua figura non è stata solo quella di un eccellente sportivo, ma ha rappresentato lo sviluppo dell’Italia di quegli anni in cui si cercava il riscatto sociale dopo la desolazione del secondo conflitto mondiale. Tratti questi sottolineati più volte alla presentazione del libro a cui hanno partecipato diversi esponenti del mondo universitario e della società civile concordi nel mettere in risalto le qualità dell’uomo Nuvolari: “E’ possibile inquadrare Tazio come uno dei protagonisti della ricostruzione - ha affermato il Alberto Monticone, Ordinario di Storia Moderna - che ha segnato con eventi umani l’evoluzione industriale di quegli anni.
Non dimentichiamo che lui corse sia con le moto che con le auto, simboli del progresso di quel tempo. Inoltre è possibile rintracciare nel suo modo di vivere lo sport un senso di sfida e di formazione che oggi sembra latitare”. Quasi ad eco dell’intervento del Monticone quello di Maria Grazia Bianco, docente di Letteratura Cristiana Antica alla Lumsa : “leggendo il libro di Chinnici due sono le sensazioni particolari che ho ricavato. La prima è che coloro che sono abitati da un istinto non possono stare fermi; mentre la seconda, più tecnica, riguarda la percezione infinitesimale dell’adattabilità del limite, che nella ricerca dell’essere si vive quotidianamente e non solo a livello sportivo.” Non era il successo la molla che spingeva Nuvolari a correre, ma molto più semplicemente la consapevolezza che solo vivendo fino in fondo se stessi è possibile dare un senso compiuto alla propria esistenza.

(Foto di Tazio Nuvolari tratta dall'omonimo libro di Giuseppe Chinnici)