sabato 19 luglio 2008

Pallanuoto, l’appuntamento declinato di Postiglione


Quattrocentonove sono le volte che Francesco Postiglione è sceso in acqua indossando la calottina della Nazionale di pallanuoto. Nel suo palmares vi sono un oro (1995) , un argento (2001) e un bronzo (1999), collezionati ai campionati Europei, un bronzo olimpico ad Atlanta nel 1996. Mentre a livello di club annovera tre coppe campioni, una coppa delle coppe e tre scudetti. Tra i più noti giocatori del panorama pallanotistico italiano, amante dello sport e dell’acqua, a Pechino avrebbe affrontato la sua quinta Olimpiade in carriera (anche se a Barcellona nel 1992 aveva preso parte alla competizione partecipando ai 200 rana e stabilendo il record italiano in vasca). Avrebbe perché ora, a 36 anni, il difensore del Posillipo ha dovuto mettere un punto alla sua carriera, in seguito ad un intervento al cuore che l’ha portato ad appendere definitivamente la calottina numero 2, per vestire semplicemente gli abiti da avvocato. Nato e cresciuto a Napoli, se si eccettua la stagione romana nelle piscine del Foro Italico, ha vissuto nell’acqua della Scandone i maggiori successi della sua lunghissima carriera. Un sogno infranto quello della quinta olimpiade a cui lo sportivo ha dovuto rinunciare in seguito ai problemi riscontrati a marzo, ottenuta già qualificazione. “Ho avuto un doloretto durante una partita in campionato – ha spiegato Postiglione ad Apcom - a seguito del quale ho fatto dei controlli di routine, che di solito fanno tutti gli olimpionici, ovvero l’elettrocardiogramma normale e quello sottosforzo. Questi sono risultati negativi, ma il dolore che io presentavo secondo il mio medico era un dolore di tipo ischemico e quindi mi ha sottoposto ad una scintigrafia con il metodo di contrasto sia a riposo che sotto sforzo, anche questa parzialmente negativa. Potendo essere un classico caso di falso positivo, l’unico esame che ci avrebbe detto la verità era lo coronografia a cui mi sono sottoposto e dall’esame è risultato che tutte le coronarie erano pulite tranne una piccola stenosi alla coronaria di sinistra che mi procurava in pratica questo dolore. Sono stato poi sottoposto, per eliminare il fastidio, ad un’angioplastica”. Sulle possibilità di un suo ritorno in acqua il giocatore ha ammesso: “Fosse per me tornerei a giocare domani, ma una cosa è una voglia personale, altro non rischiare la vita avendo moglie e figli. Soprattutto poi nessun medico sportivo in Italia presumo si assumerebbe la responsabilità di concedermi l’idoneità”.


Svestiti i panni di giocatore, Postiglione è entrato a far parte dello staff dirigenziale del Posillipo e agli ultimi Europei in Spagna ha seguito la Nazionale come commentatore sportivo, rimanendo quindi “immerso” nell’ambiente. Uno sguardo critico ed equilibrato il suo, di chi negli anni ha visto l’evoluzione di questo sport e vissuto i cambiamenti nel club azzurro: “Negli ultimi Europei, giocati a Malaga, è emersa una Nazionale rinnovata. Non c’erano infatti alcuni elementi, visto che altri tre come me attualmente sono infortunati ( e spero per l’Italia che possano recuperare in tempo per l’Olimpiade). In ogni caso è una Nazionale che ha fatto molto bene, che è arrivata a ridosso dei quattro colossi che sono Montenegro, Serbia Croazia e Ungheria e quindi mi auguro che possa far bene anche in questa Olimpiade. Se dovesse continuare a giocare come sta facendo ora, e riuscisse a recuperare qualche giocatore (con un pizzico anche di fortuna in più), ci potrebbero essere tutti gli elementi per avere un risultato clamoroso. La Nazionale ultimamente non ha ottenuto grandi risultati – ha spiegato l’ex capitano del Posillipo - in quanto il livello delle altre nazioni si è alzato. Anche le altre nazionali di media classifica, come ad esempio Germania e Spagna, sono diventate competitive. Oggi fai presto ad arrivare tra le prime quattro e fai presto anche ad arrivare più giù, come è successo alla Croazia che negli Europei del 2006 si è classificata settima, mentre quattro mesi ha vinto il Mondiale. Quindi c’è grande bagarre fra le nazionali europee. Noi ora fortunatamente navighiamo tra il quarto e il quinto posto e mi auguro che ci possa essere qualcosa in più”.

Dando uno sguardo alle nuove leve Postiglione ha detto: “I giovani, soprattutto a Malaga, hanno fatto vedere di essere presenti, hanno fatto un ottimo europeo e mi auguro che anche all’Olimpiade possano proseguire su questa strada. Rispetto alle altre nazioni, secondo me, dovremmo avviare i giovani alla pallanuoto un po’ prima rispetto agli undici-tredici anni, come di consueto succede in Italia. Nelle altre nazioni, come in Ungheria, Serbia e in generale nei paesi dell’ex Jugoslavia, patrie della pallanuoto, avviano i ragazzi tra i sei e gli otto anni, periodo in cui danno le prime impostazioni. A quell’età i giovani riescono a recepire molto meglio. Forse in Italia dovremmo fare questo per avere un maggiore cambio generazionale rispetto a quello che è accaduto negli ultimi anni”. Per le Olimpiadi incerto è il risultato che potrebbe uscire dalle acque di Pechino, soprattutto dopo l’exploit della squadra che ha conquistato nei giorni scorsi il titolo continentale. “Già durante gli Europei il Montenegro si è mostrato come la squadra rivelazione. La nazionale dello stato nato dopo il referendum del maggio del 2006, stiamo parlando di storia recentissima, ha vinto da outsider , anche se avevo già detto che secondo me era tra le pretendenti al titolo. Lo è stata e lo sarà anche alle Olimpiadi. Bisognerà solo vedere se la vittoria europea non avrà saziato l’appetito. Dubito però di questo. Oltre al Montenegro le favorite rimangono le solite: Serbia, Ungheria, Croazia, volendo anche la Spagna, e mi farebbe piacere mettere naturalmente – magari come outsider – anche l’Italia, perché ha fatto molto bene e mi auguro possa continuare”. Olimpiadi viste da spettatore quelle in Cina per Postiglione che tuttavia, nell’intervista ad Apcom, ha voluto dare uno sguardo ancora da sportivo. “Le Olimpiadi sono il traguardo più importante per un atleta e mi auguro che tutte le vicende legate a Pechino si stemperino un poco. Si parla di una Pechino bloccata, delle vicende legate al Tibet, del terremoto e del rischio di attentati. Spero però che si pensi soprattutto agli atleti che aspettano quattro anni per partecipare ad un evento meraviglioso, che deve essere vissuto da loro e di cui loro devono essere i veri protagonisti”.

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